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Release demo.Istat a confronto
Nell’ormai lontano 2012, Reforming e mise a confronto due release successive delle proiezioni demografiche dell’ISTAT: quella pubblicata a inizio 2008 con anno base il 2007 e quella pubblicata a inizio 2012 con anno base il 2011.
Allora si misero vis-à-vis la distribuzione per età della popolazione residente del 2011 prevista nel 2007 e quella del 2011 osservata ex-post (come anno base delle proiezioni pubblicate nel 2012). E si misero altresì vis-à-vis la distribuzione per età della popolazione residente del 2030 prevista nel 2007 e quella prevista per lo stesso anno (2030) nel 2011, a distanza di soli cinque anni. In tutti i casi la distribuzione è quella in valore assoluto (numero di teste).
Corredato da una breve analisi, il confronto fu ospitato anche da Neodemos, il bel sito web dedicato ai temi della demografia e delle generazioni. Il sito ha finalità divulgative ma è sempre molto puntuale nel segnalare anche gli aspetti più tecnici della materia.
I due grafici seguenti sintetizzano i confronti fatti allora:
In particolare, si faceva notare che: “Aumenta[va] la numerosità delle fasce di età attiva, soprattutto tra i 20 e i 50 anni. Questo cambiamento, già coglibile nel 2011, si rinforza[va] nel tempo, e nel 2030 ci saranno [sarebbero stati] oltre 1 milione e 75 mila cittadini residenti in più con età compresa tra i 20 e i 64 anni“. Ci si aspettava un apprezzabile flusso immigratorio netto all’interno di uno scenario che comunque restava di rapido invecchiamento. “Nel passaggio dalle proiezioni 2007 e quelle 2011, l’età modale resta[va] invariata, e corrisponde[va] alla fascia di età 40-44 nel 2011, e alla fascia 55-59 nel 2030. In vent’anni, uno shift di circa quindici anni”.
Per commenti un po’ più articolati al lavoro del 2012, si rimanda direttamente a “Un colpo d’occhio sulle nuove proiezioni demografiche Istat” sul sito web di Neodemos.
A distanza di circa quindici anni, quale capacità previsiva si può riconoscere alle proiezioni della popolazione del 2030 fatte nel 2007 e nel 2011? A questa domanda si può provare a dare una risposta guardando alle proiezioni per il 2030 nella più recente release dell’ISTAT, quella di luglio 2025 da poco pubblicata mentre si scrive:
Serve tuttavia un caveat importante: sotto “esame” non è certo la bravura dell’ISTAT nel configurare la dinamica a medio-lungo termine della popolazione; oggetto di verifica, invece, sono la rapidità e l’incisività con cui le tendenze demografiche possono mutare, anche in risposta a aventi di difficile prognosi come crisi economiche, deflagrazioni di pandemie, tensioni geopolitiche, guerre.
Il seguente ultimo grafico mostra la sovrapposizione (“Overlapping”) delle proiezioni del 2007 e del 2011 con quelle del 2024 (le più recenti):
Si notano con chiarezza due fatti. Per età superiori a 60 anni, le proiezioni al 2030 sono sostanzialmente confermate, e non si è in grado di apprezzare particolari differenza tra le tre release del 2007, 2011 e 2024. Quanto sta accadendo alle età anziane, prossime o successive al pensionamento, appare sufficientemente chiaro e prevedibile. Non c'è stato bisogno di aggiustare il tiro.
Tutt’altro che prevedibile appare, invece, quello che sta accadendo alle età più giovani, soprattutto prima dei 20 anni e tra i 30 e i 50 anni. Se nel passaggio dalla release 2007 alla release 2011 si prevedeva un ispessimento delle coorti tra 20 e 50 anni come risultato di immigrazioni nette e di regolarizzazioni, adesso queste due tendenze appaiono ribaltate: tutte le coorti di età al di sotto dei 60 anni si riducono nelle ultime proiezioni, con gli scarti più evidenti in corrispondenza delle età tra 5 e 14 anni e poi tra 35 e 50 anni. È la conseguenza di minori flussi immigratori netti che inglobano anche i flussi emigratori verso l’estero di cittadini giovani e maturi con le rispettive famiglie di origine e di nuova costituzione, con minori e bambini al seguito. Reforming ne ha già parlato in “L’esodo dei migliori” e in “Quali partono e Quali arrivano?”.
Si possono trarre due conclusioni. La prima è che le criticità che arriveranno, e che anzi stanno già arrivando, dalla demografia e dall’invecchiamento riguardano tutta la distribuzione per età, ma con la consapevolezza ora che, mentre per le età anziane le ipotesi di evoluzione non sembrano per adesso smentite dall’evidenza raccolta anno per anno (ma sul punto di veda anche “Dove va la vita attesa?”), lo stesso non è per le età giovani e intermedie, direttamente influenzate dai flussi migratori dei singoli e dei gruppi familiari. In circa quindici anni il quadro migratorio è significativamente mutato, con l’Italia che adesso mostra i primi tratti di un Paese in esodo.
La seconda conclusione è più pratica e operativa, un suggerimento più che una conclusione: ogni volta che l’ISTAT pubblica proiezioni aggiornate della popolazione, scaricatele ed archiviatele, perché i confronti, soprattutto quelli a distanza di molti anni, fanno cogliere molti aspetti che restano sotto traccia se ci si concentra solo sulla release più recente. Un aspetto cruciale che il confronto tre le release 2007, 2011 e 2024 mette in luce è la contrazione, più veloce di quanto si potesse prefigurare nel 2007 e nel 2011, delle fasce di età attive, tra 20 e 60 anni, e quindi degli occupabili. Alla vigilia della Legge di bilancio per il 2026 è, questo, un fatto che non può essere sottovalutato.
Red. Ref., 1° agosto 2025
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