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Su quanti possiamo contare?
Il viatico verso la Legge di bilancio per il 2026 inizia presto e con dati molto netti, difficilmente eludibili.
Secondo le proiezioni demografiche dell'ISTAT, la popolazione residente di età [25-67] anni diminuirà di oltre 600 mila teste da oggi al 2030, valore mediano di un intervallo compreso tra una riduzione di oltre 715 mila e una riduzione di poco meno di 500 mila.
Al 2035 (tra dieci anni), la riduzione è attesa amplificarsi: oltre 1,8 milioni, all'interno della forchetta tra 2,1 milioni e 1,6 milioni.
Al 2040, le proiezioni ISTAT riportano - 3,3 milioni nello scenario mediano, con forchetta tra - 3,8 milioni e - 2,8 milioni.
Il Mezzogiorno, che già soffre da lunga data di altre debolezze, è l'area dove la contrazione sarà più acuta.
L'intervallo di età è scelto per includere tutti coloro che il linea di principio sono pronti a lavorare tra la fine canonica di un corso universitario (3+2) e l'attuale requisito di età per il pensionamento di vecchiaia. Se il limite inferiore fosse spostato da 25 a 18 o da 25 a 14, le riduzioni diventerebbero ancora più marcate.
L'orizzonte di tempo si spinge al 2040 perché grossomodo da quell'anno in poi è attesa partire la fase discendente della ormai “famigerata” gobba del profilo di incidenza della spesa pensionistica sul PIL.
Sino allo “scollinamento” della gobba appare fondamentale non toccare le regole del sistema pensionistico, a cominciare dall'aggancio automatico dei requisiti di uscita ai progressi della vita attesa.
Per i prossimi anni il tema pensioni dovrebbe essere messo da parte, non entrare per nulla nella Legge di bilancio, che dovrebbe concentrarsi sugli altri capitoli del welfare system per migliorarne dotazioni finanziarie e funzionamento.
L'unico intervento in tema pensioni che si vorrebbe vedere nella prossima Legge di bilancio è quello a costo zero e di pura razionalizzazione della decretazione ministeriale proposto da Reforming come il decreto pensionistico unico di novembre. Qui la sua descrizione: “Due, Nessuno, meglio Uno”; e qui un articolo sullo stesso tema pubblicato su Etica&Economia: “Si introduca il decreto pensionistico unico”.
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