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    Redazione Reforming
    Flussi interni di capitale umano
    Fonte: Elab. Red. Ref. su ISTAT

    Usando demo.istat.it, per gli anni dal 2013 al 2024 è possibile costruire il quadro dei trasferimenti (con cambio di residenza) tra Regioni con dettaglio del titolo di studio del cittadino italiano che si trasferisce.

    Il set di tavole seguente descrive a livello di Macro Regione l'afflusso netto annuale (+ se afflusso, - se deflusso) da altre Macro Regioni, con spaccato per tre livelli di capitale umano: al più il diploma di scuola media (basso), diploma di scuola superiore (medio), almeno la laurea triennale (alto):

     

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    Tra il 2013 e il 2024, l'esodo dal Mezzogiorno verso il resto del Paese, e in particolare verso il Nord-Est, è stato ingente e connesso in particolar modo agli spostamenti di persone con formazione alta (almeno laureati).

    Se si guarda ai valori cumulati, oltre 240 mila italiani laureati hanno lasciato il Sud (179 mila) e le Isole (63 mila). Per fare un esempio espressionista ma esplicativo, è come se in dodici anni dal Mezzogiorno fosse scomparsa una città virtuale di dimensioni medio-grandi, come Reggio Calabria o Bari, abitata solo da cittadini con titolo di studio pari o superiore alla laurea.

    Per facilitare il colpo d'occhio, gli stessi dati di afflusso netto annuale sono raffigurati nel seguente set di grafici:

     

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    L'esodo tra Regioni ha, nel tempo, coinvolto sempre più i cittadini con alta formazione e sempre meno quelli con basso livello di istruzione. Altre considerazioni possono essere espresse guardando alla cumulata 2013-2024 degli afflussi netti con spaccato per livello di formazione:

     

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    Le destinazioni principali dei laureati sono Lombardia (oltre 114 mila) ed Emila Romagna (oltre 57 mila). Le altre Regioni ricettive seguono a distanza considerevole.

    Le destinazioni principali dei diplomati con istruzione superiore restano Lombardia (oltre 51 mila) ed Emila Romagna (oltre 49 mila), ma adesso ci sono anche altre Regioni con livelli di afflusso di ordine di grandezza comparabile: Veneto, Toscana, Piemonte, Lazio (con il presumibile aiuto degli Uffici centrali della PA).

    La Lombardia non è più tra le mete principali dei migranti interni con al più la licenza media, mentre lo restano, sia pure con afflussi netti ampiamente inferiori ai precedenti casi dei laureati e dei diplomati, Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Lazio e Piemonte.

    Si è scelto di dare ai tre grafici a "barre raggruppate-contrapposte" la stessa scala proprio per evidenziare come il fenomeno delle migrazioni interne riguardi soprattutto cittadini con titoli di studio alti (dalla laurea in su), coinvolga anche molti cittadini con il diploma di scuola media, mentre oggi assuma proporzioni ampiamente più contenute per i cittadini con basso livello di formazione. Nel Dopoguerra si sarebbero ovviamente osservate rilevanze diverse delle tre categorie, e probabilmente si sarebbero osservati valori più omogenei anche negli anni precedenti la riforma dell'Università che ha introdotto il cosiddetto "Tre+Due" e aperto numerose sedi universitarie decentrate e provinciali.

    Le Regioni di partenza, quelle che più soffrono dell'esodo, sono sempre le stesse per tutte e tre le categorie e sono Regioni del Mezzogiorno: Campania, Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata. Questo gruppo di cinque dà conto di oltre il 90 per cento dei deflussi netti, mentre le sole Campania e Sicilia danno conto di oltre la metà. Ovviamente, in rapporto ai rispettivi residenti, le percentuali di esodo tenderebbero ad allinearsi in maniera significativa.

    Dalla Basilicata, per fare un altro esempio concreto, tra il 2013 e il 2024, a causa dell'esodo dei laureati è virtualmente scomparsa una cittadina come Montescaglioso o come Bernalda. Se poi, assieme ai laureati si considerano anche i diplomati andati via, virtualmente è venuta meno una città come Policoro o come Melfi, due centri importanti negli equilibri regionali, i due di maggiori dimensioni dopo Potenza e Matera.

    L'esodo interno è purtroppo tornato a essere un fenomeno di proporzioni significative che, se non affrontato e quantomeno stemperato, è destinato a peggiorare il divario Nord-Sud e a pesare, non solo sulle economie regionali più deboli, ma anche sulle dinamiche economico-sociali dell'intero Paese.

    Diversamente dall'esodo "storico" (anni '50 e '60), adesso appare molto più accentuata la caratteristica di esodo di capitale umano formato. Plausibilmente, alla luce dei flussi di ragazzi che dal Mezzogiorno ogni anno si muovo a frequentare le Università del Nord (Lombardia in testa) e anche del Centro (Roma, Firenze, Siena, etc.), un parte non piccola dell'esodo è riconducibile a giovani cittadini che si sono già spostati anni prima dalle città di origine, e che, con laurea, master o dottorato acquisiti, si fermano a lavorare e vivere dove hanno studiato, e dopo un certo periodo "formalizzano" l'esodo con il cambio di residenza. Le statistiche dell'ISTAT rilevano il momento del cambio di residenza negli Uffici dell'Anagrafe. L'esodo che inizia con l'Università chiama in causa anche il sistema universitario e i singoli Atenei.

    A chi parte non può non andare un plauso: cercano fortuna; cercano ambienti di qualità e sfidanti dove studiare, lavorare, migliorarsi; cercano di valorizzare al massimo qualità e strumenti, sopportando spese e anche sacrifici. Se proprio può avere un senso identificare un dovere o una responsabilità "sociale" per un giovane che si appresta agli studi universitari, sta proprio nello sforzo di non diventare parte di dinamiche inefficienti, depresse, improduttive. Un discorso similare può essere fatto per i professionisti che si spostano per crescere in competenze, responsabilità e ovviamente anche redditi. Chi si sposta liberamente alla ricerca di condizioni migliori, più positive e costruttive, ha sempre ragione.

    Una cosa è certa: i problemi non li creano quelli che vanno via! Che si tratti di studenti o di lavoratori migranti, loro sono il termometro rivelatore e per certi versi anche una soluzione immediata e parziale. Per tutto il resto, invece, nulla di certo c'è né nell'identificare le radici profonde dei problemi né, soprattutto, nel mettere a punto soluzioni efficaci in grado di invertire i trend prima che sia davvero troppo tardi.

    L'effetto di queste migrazioni interne va combinato con quello delle migrazioni internazionali.

                       Red. Ref., 3 luglio 2025, Roma

    Attualità, Infografiche, Welfare&Lavoro, Innovazione, Finanza pubblica

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    Tag

    capitale umano, crescita, demografia, demography, divario nord-sud, istat, mezzogiorno, migrazioni interne, produttività, regioni, scuola, università

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