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Qui Edimburgo, rispondete Roma...
Sul volo di rientro da Edimburgo, Giovanni Perrone apre il Sunday Times e si imbatte in un saggio della qualità del dibattito scozzese su Brexit, invecchiamento della popolazione e politiche dell'immigrazione. Alla proposta del Partito socialdemocratico risponde il Partito conservatore, e il tutto si svolge su basi logiche e razionali, con la messa a fuoco di pros e cons delle possibili scelte. Il paragone con l'Italia viene spontaneo ...---Domenica sera, mentre in Italia si consumava il dramma di un Governo mai nato per una sua presunta linea programmatica verso la fuoruscita dell'Italia dall'Euro, su un volo di ritorno da Edinburgh leggevo sul Sunday Times che in Scozia si stanno ponendo il problema di come rimediare agli effetti della Brexit, che rischia di vanificare i recenti progressi ottenuti grazie alle politiche sull’immigrazione messe in atto per affrontare lo storico problema demografico della Scozia.(Questa storia del problema demografico mi ricorda qualcuno…)Pertanto la proposta del Partito Nazionale Scozzese è di raddoppiare il numero di immigrati e portarli fino a 400.000 su di una popolazione di 5,2 milioni di abitanti. Questo perché nei prossimi 25 anni il numero di pensionati è previsto in crescita del 28% a fronte di un aumento del solo 1% nella popolazione in età lavorativa. Come farlo? Concedendo agevolazioni fiscali ai potenziali migranti per trasferirsi in Scozia, rilanciare l'economia e compensare gli impatti negativi della Brexit.Ora, non voglio entrare nel merito della bontà o meno della misura individuata dai rappresentanti del Partito Socialdemocratico per due motivi: primo perché non ho tutti gli elementi, e secondo perché non è questo il punto cruciale della riflessione.
Già, perché il punto qui è che a una proposta, giusta o sbagliata non lo so, ma senz’altro lucida, è corrisposta una obiezione da parte del Partito Conservatore altrettanto lucida: mentre una politica di immigrazione attentamente controllata potrebbe aiutare a colmare alcune lacune del sistema, “invitare” fino a 400.000 persone in Scozia in un breve arco di tempo metterebbe sotto pressione sia il settore immobiliare sia la fornitura di servizi pubblici essenziali, come l’istruzione e il sistema sanitario.
Anche qui - si è capito ormai - non ha senso entrare nell’analisi della fondatezza o meno dell’obiezione, perché non stiamo confrontando le due posizioni (di sinistra o di destra), ma il livello del dibattito politico di due Paesi, Italia e Scozia, che in barba a quel che suggerirebbe il buon senso pare tanto più elevato quanto più alto è il consumo pro capite di whiskey: 1,25 lt nel Regno Unito contro gli 0,16 lt dell’Italia.
E mi è venuta alla mente una frase, erroneamente attribuita a volte a Churchill a volte a De Gasperi, e che invece appartiene a James Freeman Clarke (un predicatore e teologo statunitense) che nel 1870 nel suo articolo "Wanted, a Statesman!" scrisse:
“[...] C'è una grande differenza tra il politico e lo statista. Un politico, per esempio, è un uomo che pensa alle prossime elezioni; mentre lo statista pensa alla prossima generazione”.
O forse al prossimo bicchiere di whiskey.
30 maggio 2018, GP
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