archiviochi siamo
Home › Archivio › Referendum “autonomistici” e futuro del regionalismo
  • Referendum “autonomistici” e futuro del regionalismo

    Rocco Di Rella
    Le radici del leghismo sono in Veneto e in Lombardia. In Veneto tanti non hanno ancora elaborato il 'lutto' per la fine della Repubblica veneziana, mentre, tra il Garda e il Ticino (soprattutto a nord di Milano), c’è un discreto numero di interessati ammiratori del modello federale svizzero, ossia del refugium evasorum in cui vorrebbero trasformare la Lombardia. Queste sono le origini del leghismo: veneti nostalgici e 'svizzerofili' interessati.

    Il successo elettorale del leghismo è figlio anche delle ruberie scientificamente organizzate da una parte della classe politica campana dopo il terremoto del 1980. Furono quei furti di denaro pubblico a scatenare una crescente indignazione verso il ceto politico che la Lega capitalizzò elettoralmente all’inizio degli anni novanta. Per dirla con le parole di Antonio Bassolino: “La Lega dovrebbe erigere monumenti in onore di Gava, Pomicino, De Lorenzo e Di Donato. Senza di loro, non avrebbe mai avuto i voti che ha preso”. Difficile dissentire dalle sue parole di verità.

    Aiuta a capire il fenomeno leghista anche il personale ricordo di un surreale dibattito andato in onda nel corso di una delle prime puntate di “Milano, Italia” di Gad Lerner, durante il quale leghisti veneti e lombardi concordavano sul fatto che lo Scheo e la Lega dovessero diventare le nuove monete in Veneto e in Lombardia.

    Il vuoto politico creato dalle inchieste giudiziarie su Tangentopoli trasformò un movimento secessionista come la Lega in un protagonista assoluto della politica nazionale. È utile, infatti, chiarire che i leghisti hanno sempre usato a sproposito la parola “federalista” e solo per mascherare maldestramente il loro obiettivo di smontare l’Unità d’Italia. Al loro ingresso nel Parlamento, erano per la divisione dell’Italia in tre Repubbliche. Poi le Repubbliche in cui dividere l’Italia sono diventate due, una delle quali avrebbe dovuto chiamarsi Padania. All’altra non hanno mai dato ufficialmente un nome, ma era sottinteso che Terronia fosse quello più gradito.

    È anche il caso di rammentare che effettivamente, nel 1996, i leghisti dichiararono l’indipendenza della cosiddetta Padania, il cui confine meridionale resta ancora oggi indefinito.

    Una prima risposta politica alle trovate leghiste arrivò con la riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione, approvata dal Centrosinistra e ratificata dal referendum popolare del 7 ottobre 2001. Quella riforma, non impeccabile da molti punti di vista, attribuì più competenze alle Regioni e costrinse la Lega ad alzare l’asticella delle sue rivendicazioni nella legislatura 2001-06, in cui si fece promotrice di un’altra riforma costituzionale, quella sulla “devoluscion”, sonoramente bocciata dagli italiani con una valanga di No (il 61,3%), il 25 e il 26 giugno 2006.

    La pesante sconfitta referendaria del giugno 2006 sembrava aver sepolto le velleità secessionistiche della Lega. Il definitivo cambio di rotta sembra volerlo dare l’attuale segretario della Lega, non casualmente milanese, che vuole nazionalizzare il suo partito, perché gli immigrati extra-comunitari rendono elettoralmente molto di più dei meridionali. L’italianizzazione della Lega, però, è un processo solo avviato, contro cui sono ancora molto forti le resistenze interne. La sua conclusione sarà eventualmente suggellata dal cambio di nome del partito, la cui denominazione ufficiale è ancora oggi Lega Nord per l’Indipendenza della Padania.

    Per ora, coerentemente con l’attuale denominazione del partito, dobbiamo fare i conti con i due referendum indetti in Veneto e Lombardia, in cui si voterà domenica 22 ottobre (il giorno dopo la pubblicazione di questo articolo).

    Volendo dedurre le intenzioni sottostanti ai quesiti referendari, si può immediatamente constatare la loro sospetta genericità. I quesiti, infatti, non indicano le materie su cui chiedere le “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” attribuibili alle Regioni in base al terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. Basta poi informarsi un po’ per scoprire che l’originaria versione, saggiamente bocciata dalla Corte costituzionale, del quesito referendario veneto era: “Vuoi che il Veneto diventi una Regione indipendente e sovrana?”. Si viene anche a conoscenza del fatto che il referendum veneto si terrà deliberatamente il 22 ottobre, data in cui, nel lontano 1866, si tenne il plebiscito di annessione del Veneto al Regno d’Italia. Infine, si scopre che la Regione Emilia-Romagna ha anch’essa chiesto le “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” attribuibili ex art. 116 della Costituzione, specificando le materie su cui vuole essere più autonoma, e le ha chieste, in maniera leale e collaborativa, con una semplice delibera del Consiglio regionale.

    Bastano questi quattro indizi a provare il carattere anti-italiano e anti-nazionale delle due consultazioni referendarie.

    Zaia e Maroni, per dirla con le parole del Re di Spagna, hanno dato prova di una slealtà inaccettabile convocando due inutili, costosi e pericolosi referendum per ottenere due plebisciti contro la Repubblica italiana.

    L’unico “argomento” della loro propaganda è la riduzione del residuo fiscale dei contribuenti veneti e lombardi che deriverebbe dalla maggiore autonomia regionale. Il residuo fiscale vorrebbe essere una quantificazione territorializzata del saldo tra imposte e tasse pagate e spesa pubblica sostenuta. La determinazione del residuo fiscale è fonte di aspre polemiche tra gli economisti che provano a calcolarlo. Non esiste una metodologia univoca e universalmente accettata. Dai calcoli vengono poi tenute fuori due grandezze molto importanti: gli interessi pagati sul debito pubblico e il risparmio privato trasferito dal sistema bancario. Per farla breve: il residuo fiscale non considera né gli interessi sul debito pubblico prevalentemente pagati dallo Stato italiano ai cittadini del nord, né il risparmio privato che la raccolta bancaria trasferisce prevalentemente dal sud al nord. Se poi si fanno bene tutti i calcoli, si scopre che forse le uniche due regioni italiane veramente assistite sono la Sicilia e la Calabria. La lodevole intenzione di ridurre l'assistenzialismo, quindi, può essere più efficacemente perseguita abolendo l’autonomia concessa alla Sicilia, anziché darla ad altre Regioni.

    Quasi inesistenti sarebbero i benefici fiscali che deriverebbero dall’ottenimento di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Gli stessi promotori dei referendum, loquacissimi a sparare numeri e cifre sul mitico residuo fiscale, non si sognano nemmeno di fare una previsione sull’entità della riduzione di imposizione di cui potrebbero beneficiare le Regioni 'virtuose'. Il loro silenzio prova nella maniera più evidente che i due referendum “autonomisti” non miglioreranno affatto le condizioni di vita dei cittadini, ma serviranno solo a rafforzare potentati e consorterie autoctoni.

    Il malcelato intento secessionista e l’irrilevanza degli effetti fiscali suggeriscono di far fallire le consultazioni referendarie. In Veneto è previsto il quorum di affluenza e basta non andare a votare per provare ad invalidare il referendum. In Lombardia, il furbo Maroni non ha stabilito un quorum di affluenza, ma non potrà ignorare l’eventualità di un numero di Sì inferiore al numero di voti da lui ottenuti alle elezioni regionali del 2013. Gli strumenti a disposizione degli elettori lombardi che non vogliono abboccare sono quindi due: astenersi o votare No. Chi scrive (vivo e lavoro a Milano) si asterrá, perché non vuole minimamente legittimare né i promotori, né le finalità, né le modalità del referendum.

    C’è un motivo più grande e più importante che induce a battersi per il fallimento delle due consultazioni: avviare un serio dibattito sul regionalismo italiano. Le funzioni e i compiti delle Regioni sono oggi estremamente confusi e contraddittori: hanno potestà legislative (sia esclusive sia concorrenti), pianificano e programmano, emanano atti amministrativi e gestiscono aziende. La confusa identità delle Regioni fa venire voglia di riconoscere a Giorgio Almirante lo storico merito di essersi battuto come un leone contro la loro istituzione. Originariamente, nel 1947, le Regioni erano state concepite come enti di pianificazione e programmazione. Sono però state istituite solo nel 1970 per dare delle mance di sottogoverno nell’Italia centrale alla sempre perdente opposizione del PCI. Ecco perché le Regioni gestiscono la Sanità: perché, nell'Italia in cui non era possibile alternanza, i Comunisti potessero essere consociati nella gestione della Cosa pubblica. Il pagamento di queste mance ha paradossalmente prodotto la federalizzazione proprio di ciò che non dovrebbe essere federalizzato: il Diritto alla Salute.

    Dopo essere servito alle esigenze di sottogoverno del PCI, il regionalismo è diventato il 'cavallo di Troia' della Lega per scardinare lo Stato italiano. Sarebbe il caso, una volta per tutte, di attuare le intenzioni dei Costituenti. Il fallimento delle consultazioni referendarie del 22 ottobre può quindi servire a sgombrare il campo da un’inaccettabile concezione anti-nazionale del regionalismo e a dare forza a coloro che vogliono veramente riformarlo.

    Le proposte più intelligenti in materia le ha fatte l’ex governatore della Campania, Stefano Caldoro di Forza Italia. Caldoro ha detto chiaramente che il numero delle Regioni va ridotto drasticamente (non dovrebbero essere più di dieci) e che va loro vietata sia l’emanazione di atti amministrativi, sia la gestione di enti e aziende. Meno Regioni, più grandi e concentrate sulla pianificazione e programmazione dei fabbisogni locali: questo dovrebbe essere il futuro del regionalismo. A questa concezione del regionalismo dovrebbe affiancarsi una chiara tripartizione dei ruoli tra Stato, Regioni e Comuni. Lo Stato dovrebbe fare le leggi, le Regioni dovrebbero fare i piani e i programmi, e i Comuni dovrebbero fare gli atti amministrativi. Ancora più sinteticamente: legislazione statale, programmazione regionale e amministrazione comunale. Una simile tripartizione dei ruoli non solo farebbe chiarezza, ma rafforzerebbe anche l’autogoverno delle comunità municipali che, singolarmente o associate, potrebbero essere incaricate di svolgere nuove funzioni e gestire nuovi servizi. Del resto, la stessa tradizione italiana di autonomia e di autogoverno si è manifestata nell’ambito dei Comuni, non certo a livello regionale.

    Se le Regioni devono essere Enti di programmazione, meritano allora un plauso e un encomio quei governatori regionali che si sono distinti come pianificatori e programmatori. Mi riferisco in particolare a Nichi Vendola, Enrico Rossi e Sergio Chiamparino, ossia ai Presidenti delle tre Regioni che hanno sinora dato attuazione al Codice dei Beni Culturali del 2004, approvando i Piani Paesaggistici Regionali. Puglia, Toscana e Piemonte hanno portato a termine il più grande e capillare compito di pianificazione mai assegnato alle Regioni. A distanza di tredici anni dalla promulgazione del Codice dei Beni Culturali, le altre diciassette Regioni (Veneto e Lombardia comprese!) continuano a non attuarlo, non approvando i Piani Paesaggistici. Le Giunte e i Consigli che li hanno approvati sono ottimi esempi di governo regionale, e danno concretamente l’idea di ciò che le Regioni dovrebbero essere e fare. Non altrettanto si può dire di quei governatori regionali che si dilettano a convocare astiosi, pericolosi, inutili e costosi plebisciti contro la Repubblica italiana.

    Rocco Di Rella
    Attualità

    Allegati

    • Rassegna stampa (23 ottobre 2017) (.zip, 43,6 Mb)

    Tag

    autonomia, federalismo, federalismo fiscale, finanza pubblica, lombardia, referendum, veneto

  • Articoli correlati

    • Sanità e federalismo differenziato

    • Incertezze di una Catalogna indipendente

    • Seminario presso SSSUP di Pisa

    • Asili Nido

    • Quadro del Personale effettivo PA per mille residenti

    • Personale effettivo PA per mille residenti

    2permille, 5permille, 8permille, accumulazione, acel, acqua, acquirente unico, adapt, addetti, adeguatezza, adequacy of income, aeeg, agcm, age divide, aging, agricoltura, agsi, ai, aifa, almalaurea, ammortizzatori, ammortizzatori sociali, anac, anpal, ape, appalti, archivio, area euro, arera, arrow, arte, article iv, articolo 18, artificial intelligence, asili nido, assegno di ricollocazione, assicurazione, assistenza, aste, astrid, attivazioni & cessazioni, au, austerità, autonomia, autonomia differenziata, awg, baby boomers, banca centrale, banca d'italia, basic income, basilicata, bce, behavioural economics, benchmark sanitari, benchmarking, benchmarking sanitario, benzina, berlin-washington consensus, bersani, beveridge, bicameralismo, big data, bilancio, bilateralità, biosimilari, biotecnologie, bismarck, bocconi, boeri, bonus renzi, brevetti, brevetto, brexit, bruegel, budget process, calabria, calcolo contributivo, calcolo retributivo, calderoli, camera dei deputati, campagna, campania, capitale cultura, capitale umano, carbone, casa, casa&immobili, cash, cassa integrazione, catalogna, cbo, ce, ceca, ced, cesifo, cgil, chiesa, cig, cigo, cigs, cina, cingolani, città metropolitane, cittadinanza, clinical trials, coal, codice dei contratti, commercio, commissione cassese, commissione onofri, competitività, comuni, comunicazioni obbligatorie, concorrenza, congiuntura, consumo, contante, conti nazionali, contoannuale, contributo perequativo, convegni e dibattiti, cooperazione, copay, coronavirus, corridoi europei, corte costituzionale, corte dei conti, corte di cassazione, corte di giustizia europea, costituzione, costruzioni, covid-19, covid19, covip, crescita, crisi a confronto, crisi economica, croce, ctfs, cultura, cuneo sul lavoro, damiano, davide colombo, day hospital, dcf economics, debito, debito pubblico, decentramento, decontribuzione, decreto dignità, def, deficit, deflazione, democrazia, democrazia diretta, demografia, demography, dependency ratio, dg energy, diesel, difesa comune europea, dimensione, dipendenti pubblici, dipendenza strutturale, diritti acquisiti, diritti civili, diritti umani, diritto, diritto costituzionale, diritto ecclesiastico, diritto internazionale, disability, disegno istituzionale, disoccupazione, dispositivi medici, distribuzione del farmaco, distribuzione del reddito, disuguaglianze, divario nord-sud, documentazione, draghi, dual tax, dualismo territoriale, ecb, ecofin, economia comportamentale, economia italiana, economia&architettura, economia&diritto, economia&letteratura, economia&storia, education, efficientamento della pa, eiopa, elderly, elders, elezioni, elezioni 2022, ema, emigrazione, emilia romagna, energia, energy, eni, environment, epl, equità, equivalenti, eredità&donazioni, esodati, espanet, esrb, esspros, esternalità, etica&economia, ets, euro, eurobarometro, eurobond, europa, europe, europe-us, european commission, european fiscal board, europei, eurostat, eurozona, evasione, evidence-based-policy, fabbisogni standard, famiglie, farmacie, farmacoeconomia, farmaref, federalismo, federalismo fiscale, fesr, filosofia, financial statistics, finanza pubblica, finland, firma digitale, fis, fiscal compact, fiscal rules, fiscalità, flat tax, foi, fondazione einaudi, fondazione sassi, fondi pensione, fondi sanitari, fondi welfare, fondo di solidarietà comunale, food tax, fornero, francia, friedman, fsc, fund raising, gare, gas, gasolio, general practitioners, generational divide, generazioni, generici, gentile, geografia economica, geopolitica, germania, giovani, global agewatch index, globalizzazione, gme, going for growth, google trends, gran bretagna, grandi opere, grecia, greece, green pass, grexit, growth, gse, health care, households, housing, hta, human capital, ia, ilsole24ore, imf, immigrazione, impact assessment, imprese, in-kind welfare, in-silico, incentivi, incentivo maroni, india, indicizzazione, industria, inequality, inflazione, infrastrutture, innovation, innovazione, inpdap, inps, inquinamento, insegnanti, internet, invecchiamento, investimenti, ipca, iri, irpef, irpet, isee, islam, iso, istat, istituzioni, istruzione, it-silc, italia-domani, iue, iva, jaspers, job act, jobs act, kant, karlsruhe, kela, keynes, la buona scuola, laffer, lagarde, lavorareinfo, lavori pubblici, lavoro, lavoro nero, law&economics, lazio, ldi, lea, legge annuale per il mercato e la concorrenza, legge bilancio, legge di bilancio, legge di stabilità, legge elettorale, lep, letteratura, liberalizzazioni, libere professioni, licenziamento collettivo, licenziamento individuale, liguria, llf, lombardia, ltc, lucania, lump of labor, m5s, mantoux, marche, maria giovanna salerno, marianna mazzucato, mario salerno, marshall, matera, mattarellum, mattei, media, mediooriente, mediterraneo, mefop, mental accounting, mercati finanziari, mercato, mercato del giorno prima, mercato del lavoro, meritocrazia, merkel, mes, messina, mezzogiorno, microsimulation, microsimulazione, migrazioni, mimit, ministero del lavoro, ministero del tesoro, mip, miscellanea, mobilità, moneta, moneta digitale, monopolio, monti, mortalità, multipilastro, multipillar, naspi, nato, nber, net pensions, net social expenditure, netflix, nexi, next generation eu, nfa, ngeu, nice, nitti, nobel, nucleare, nudging, obama, obblighi di cittadinanza, occupati, occupazione, ocse, oecd, oecd italy fiche, off-patent, oil, old age, omt, onofri, optimal taxation, optimellum, opzione donna, ordini professionali, ortodossia, osmed, osservatori inps, osservatorio adapt, outlook, output gap, pace, pagamenti elettronici, palestina, panel estimation, parafarmacie, pareggio di bilancio, parlamento, patent, patent-box, patrimonio, patto della salute, patto di stabilità, pay-as-you-go, pay-back, payback, pensionamento flessibile, pensione di cittadinanza, pensioni, pensions, pepp, perequazione, petrolio, pharmaceuticals, piani di rientro, piano juncker, piemonte, pil, pil potenziale, pisa, plastic tax, pnrr, politica, politica & storia, politica industriale, politica internazionale, politica monetaria, political economy, politiche attive del lavoro, politiche passive del lavoro, politics, ponte sullo stretto, popolazione, population, pos, potenza, povertà, poverty, pressione fiscale, previdenza, previdenza complementare, prezzi, prezzi zonali, prezzo petrolio, pricing, prima guerra mondiale, primarie, primo pilastro, privatizzazioni, procurement, productivity, produttività, produzione industriale, progetto galileo, progetto mappatura ssr, programma di stabilità, programmi di stabilità, progressività, proiezioni, proiezioni di spesa, projections, propensity score matching, proprietà intellettuale, province, pubblica amministrazione, pubblico impiego, public choice, public debt, public economics, public finances, public procurement, puglia, qe, qualità della spesa, qualità delle norme, quest model, quota 100, quota 102, quota 103, r&d, r&s, ragioneria generale dello stato, react eu, recovery and resilience facility, recovery fund, reddito di cittadinanza, redistribuzione, reference pricing, referendum, reggio calabria, regioni, regions, regis, regolazione, rei, relativismo, repository, repower eu, reputation & expectations, residui fiscali, retail commerce, rete, retirement, rfl, rgs, riciclaggio, riforma amato, riforma dello stato, riforma dini, riforma fondiaria, riforma fornero, riforme strutturali, rinnovabili, ripartizione, ripresa, rischio, risparmio, rita, rlf, robotica, rosatellum, rpl, rubrica radio, russia, saldo strutturale, salute pubblica, salvaguardie, sandel, saniref, sanità, schrodinger, scienza delle finanze, scozia, scuola, scuola superiore sant'anna pisa, seconda guerra mondiale, secondo pilastro, self-defeating policy, semplificazione amministrativa, sen, senato, serie storiche, servizi, servizio universale, sespros, severance pay, sicilia, sindacati, sistema delle conferenze, sistema sanitario, sistema sociale, sistemi sanitari, sky-q, snam, social, social exclusion, social expenditure, solvency ii, sommerso&evasione, sose, sostenibilità, sovranismi, spagna, spazio, spending review, spesa farmaceutica, spesa per istruzione, spesa sanitaria, spesa sociale, spid, ssn, ssr, sssup, stacco carburante, staffetta generazionale, standard sanitari, stati uniti, statistics, statuto dei lavoratori, statuto speciale, stazioni appaltanti, stem, storia, strade, stress test, structural balance, structural reforms, sud, sugar tax, superbonus, sure, survivors, sustainability, sviluppo, svimez, tableau, tap, tar, target-2, tasi, tassazione, tasse pigouviane, tassi di interesse, tax burden, tax expenditure, tax-deferral, tax-expenditure, taxing wages, ted, telecomunicazioni, teoria economica, teorie economiche, terna, tfr, tfs, thaler, the lancet, titoli sovrani, titolo v, toscana, trading deregulation, transizione digit, transizione ecologica, transizione green, transizione università-lavoro, trasporti, trattati di roma, trattato di lisbona, trentino alto adige, trickle-down, trips, trivelle, troika, trump, tunisia, tutele crescenti, ucraina, ufficio parlamentare di bilancio, uk, ula, umbria, unconventional qe, undp, unemployment, unemployment benefits, unione europea, unione fiscale, unione monetaria, universal service, universalismo, universalismo selettivo, università, upb, us, us census bureau, vaccinazione, vaccino, varie, veneto, ventotene, versailles, via della seta, vita attesa, voto, voucher, wedge, welfare, welfare fiscale, wellbeing, wellbeing of older people, who, youngsters, zero interest rate policy
  • © Copyright 2025 Reforming.it. All rights reserved.
    Cookies Policy | Note legali | Credits: Reload - Laboratorio multimediale