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  • America First! ... and Planet Earth?

    Giovanni Perrone
    RN - 3 Settembre 2018 (.pdf, 8,7 Mb)

    Dai viaggi di Giovanni Perrone si riescono  a trarre sempre ottimi spunti per capire che cosa succede in giro per il mondo. Questa volta, da esperto di tematiche energetiche e ambientali, ci racconta la diversa sensibilità che si coglie in Us tra tre obiettivi solo apparentemente disgiunti: 1) salvaguardare la disponibilità di acqua, 2) moderare l'assorbimento di energia elettrica da parte dei sistemi di condizionamento, 3) puntare sulla generazione ecocompatibile di energia elettrica. I nuovi indirizzi dell'amministrazione Trump sono destinati ad acuire le contraddizioni.

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    Nel corso delle ultime tre settimane di vacanza, interamente spese in Nord America, sono rimasto stupito dall'attenzione che pongono oltre oceano al tema dell'acqua: qualunque nuova iniziativa o dibattito che abbiano una vaga vena "green" nella gran parte dei casi finiscono con una riga in fondo ed un totale espresso in ... litri di acqua.

     

     

    Per fare un esempio, la metro e gli autobus di New York City sono tappezzati dalla pubblicità di imperfectproduce.com, una start-up che vende online frutta e verdura "brutta ma buona" con uno sconto del 30-50% rispetto a quella "buona uguale, ma solo un po' più bella" venduta nei supermercati. Secondo i loro dati il 20% della frutta e della verdura coltivate negli Stati Uniti non rientra all'interno degli standard estetici richiesti dai supermercati. E qui entrano in gioco loro, che direttamente dai coltivatori recuperano la frutta e la verdura altrimenti destinate al macero e le consegnano ai clienti fin sulla porta di casa. Basterebbe questo a rendere lodevole l'iniziativa e invece ci tengono particolarmente a sottolineare nella loro campagna di comunicazione il quantitativo d’acqua necessario a coltivare gli ortaggi che grazie a loro non viene più perso.

     

     

    Anche la proposta di alcuni supermercati di abolire la pellicola protettiva di plastica utilizzata per avvolgere gli ortaggi - per utilizzare un gioco di parole - "finisce in acqua". Se da un lato le associazioni ambientaliste hanno iniziato una vera e propria crociata contro l'utilizzo della plastica che inevitabilmente finisce nei nostri mari, dall'altro lato la lobby dei produttori di plastica - in maniera strumentale, si intende - fa leva sull'opinione pubblica prospettando, nel caso, una drastica riduzione della durabilità dei prodotti freschi deperibili e quindi un altrettanto brusco incremento di cibo che finirà nella spazzatura insieme a tutta l'acqua inutilmente utilizzata per coltivarlo. E a nulla - gioca d'anticipo la lobby - servirebbe la sostituzione della plastica con della carta, in quanto la cellulosa è sicuramente biodegradabile, ma ha un’impronta d’acqua ("water footprint") che ci porterebbe punto e a capo nel conteggio di acqua sprecata.

    Insomma quello dell'acqua in Nord America sembra proprio un nervo scoperto, quasi un'ossessione che però negli ultimi decenni ha portato dei grossi risultati. Nonostante l'incremento (a) della popolazione, (b) della produzione di energia termoelettrica e (c) delle superfici agricole coltivate, il consumo complessivo di acqua del 2015 (ultimo rapporto quinquennale del USGS) è il più basso dal 1970, con una caduta in picchiata negli ultimi anni. Se si tiene conto che rispetto ad allora il Prodotto Interno Lordo del paese è cresciuto considerevolmente, è facile capire che la produttività del consumo d'acqua in rapporto al PIL è triplicata: insomma oggi si produce molta più ricchezza con molta meno acqua.

     

     

    Come si è raggiunto questo risultato importante?

     

     

    Un contributo essenziale, per restare sempre in tema alimentare, è dato dai risparmi negli utilizzi agricoli. Prima il passaggio a colture meno water-intensive, poi l'adozione di tecniche più efficienti della mera inondazione, infine le nuove tecnologie di smart-agriculture hanno consentito notevoli risparmi. Per citare un esempio, l'87% delle aziende coltivatrici di mandorle in California usa sistemi di irrigazione demand-based (invece che programmi pre-determinati) abbinati a sistemi di micro-irrigazione, riuscendo così a dare acqua alla pianta solo dove e quando serve. In aggiunta, con la tecnologia della camera a pressione (simile a quella per la misurazione della pressione sanguigna), si è in grado di verificare il livello di stress della pianta, ossia il suo grado di sete e in ultima analisi il tempo ottimale tra un'irrigazione un'altra.

    Ma il grosso del risparmio è avvenuto grazie alla riduzione della principale voce di utilizzo nell'acqua: gli usi termoelettrici. L'upgrade nei sistemi di raffreddamento, unito alla chiusura delle centrali che utilizzavano sistemi water-intensive (spesso once-through), ha consentito di raggiungere i risultati finora esposti. Il Rapporto dell’USGS del 2015 suggeriva di proseguire su questa strada (ad esempio installando sistemi di raffreddamento ad aria), ma soprattutto confidava nello sviluppo delle rinnovabili (solare ed eolico) per allentare le tensioni che la crescita contemporanea di popolazione, economia e temperature produrrà in futuro sulla risorsa idrica.

    Ma la lucidità di pensiero e la fluidità del progetto di amministrazione, imprese e consumatori mi sono apparse di colpo rispettivamente più opache e vischiose quando mi sono imbattuto nell'articolo che annunciava l'ultimo provvedimento dell'Amministrazione "Trump" in tema di energia e ambiente.

     

     

    Il 21 Agosto scorso l'amministrazione Trump ha presentato la Affordable Clean Energy Rule che andrà a sostituire il Clean Power Plan di Obama, giudicato "overly prescriptive and burdensome". Con questa proposta, del tutto coerente con la posizione di Trump sull'Accordo sul Clima di Parigi, si allentano i limiti sulle emissioni posti dalla precedente amministrazione e si tengono in vita le centrali a carbone promuovendo gli investimenti per l’ammodernamento e l’efficientamento delle stesse (il piano di Obama, invece ne prevedeva la chiusura in favore delle fonti rinnovabili, anche in coerenza con le raccomandazioni dell’USGS per l’acqua). Tutto in funzione dell'ottenimento di un costo più basso dell'energia sia per le imprese americane affinché possano competere con la Cina - che costituisce la vera ossessione di Trump, altro che l'acqua! - sia per i cittadini, affinché...

    ...affinchè possano continuare nell'utilizzo disastroso del condizionamento! Già perché gli Americani hanno un rapporto morboso con l'aria condizionata al punto che alcuni parlano di una vera e propria "addiction" (Nota 1). Non so se sia vero, però due constatazioni fatte in prima persona mi han fatto pensare che non siamo poi così lontani. In primo luogo, nella visita al Campidoglio, ho trovato quantomeno bizzarro che, tra i tanti Americani illustri che potevano finire nella short-list dei soli 102 commemorati con una statua nella National Statuary Hall Collection posta nella Rotonda tra le due Camere, ci sia John Gorrie, considerato il padre dell'aria condizionata (Nota 2).

    La seconda constatazione è che in tre settimane ho rilevato - senza alcuna pretesa di scientificità - che metropolitana, autobus, esercizi commerciali e uffici pubblici hanno temperature impostate generalmente sui 65°F (18°C) indipendentemente dalla temperatura esterna. La sensazione immediata che se ne ha è che se tutti utilizzassimo tutte le risorse del pianeta in questo modo, dovremmo contare in giorni - credo - quanto manca all'esaurimento totale e definitivo di tutto quel che abbiamo. Detto in termini un po’ più rigorosi, essendo l'aria condizionata una “roba da ricchi”, se solo tre tra le nazioni emergenti più popolose (India, Indonesia e Brasile, tutte in zone calde e umide) dovessero usare per l'aria condizionata la stessa energia pro-capite di un Americano, secondo il Washington Post occorrerebbe il 100% delle forniture elettriche di quei tre paesi oltre a tutta l'elettricità generata da Messico, Regno Unito, Italia e dall'intero continente africano (Nota 3). Il problema insomma è ben più di un’impressione, le spiegazioni sono tante (molte rigorose), ma riporto solo quella di Michael Sivak dell'University of Michigan, perché mi ha fatto sorridere, avendone potuto constatare dal vivo l'effetto: "Gli Americani tendono a mantenere i loro termostati alla stessa temperatura tutto l'anno. Al contrario, gli Europei tendono ad impostare i loro termostati più alti in estate e più bassi in inverno. Di conseguenza, mentre al chiuso gli Europei indossano maglioni in inverno, gli Americani indossano maglioni in estate!"

    Ho provato a cercare nei fondamenti di economia il perché gli Americani dimostrino questa differente sensibilità allo spreco d'acqua rispetto al dispendio di energia, ma non ho avuto risposte soddisfacenti. Nè dalla teoria dei beni comuni (visto che acqua e clima lo sono entrambi) nè da quella degli incentivi (in fondo si è tentati di pensare che un gallone d'acqua risparmiato in America tutto sommato resti nei dintorni, mentre quella tonnellata di CO2 non emessa nel cielo di Detroit, come il famoso battito di farfalla, rischierebbe di portare un po' di beneficio anche a Pechino).

    Avrei potuto e voluto studiare un po' più di letteratura, ma - complice il fatto che fossi in vacanza - l'ho risolta convincendomi che in realtà è solo questione di consapevolezza. "In the US - ha detto Aaron James, professore di filosofia ed etica alla University of California - there’s not an established awareness of air conditioning as a climate change problem”.  E se è vero, è difficile però che questa consapevolezza potrà mai diffondersi in un Paese il cui "primo cittadino" pensa che "the concept of global warming was created by and for the Chinese in order to make US manufacturing non-competitive." (Tweet del non-ancora-Presidente Trump del 6 Novembre 2012).

    Con l'uscita dal Clean Power Plan e la proposta del 21 Agosto, Trump è passato dalle parole (di Twitter) ai fatti (degli atti).

    Se non è Global warning questo ...

     

    Note:

    (1) https://www.theguardian.com/environment/2015/oct/26/how-america-became-addicted-to-air-conditioning

    (2) https://www.aoc.gov/art/national-statuary-hall-collection/john-gorrie

    (3) https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2015/07/22/europe-to-america-your-love-of-air-conditioning-is-stupid/?utm_term=.a4db07caa517

     

    di Giovanni Perrone, 3 Settembre 2018

     

    Internazionale, Attualità

    Tag

    acqua, consumo, energia, environment, europe-us, obama, trump, us

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